I diari delle streghe: L'iniziazione by Lisa Jane Smith

I diari delle streghe: L'iniziazione by Lisa Jane Smith

autore:Lisa Jane Smith [Smith, Lisa Jane]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:22:55+00:00


«Oggi sembri più in forma, mamma», disse Cassie. Sua madre, seduta sul bordo del letto, le sorrise.

«Si è trattato di una brutta influenza, ma adesso sto meglio», rispose la donna. «Anche tu mi sembri più felice, tesoro».

«Sì», ammise Cassie baciando la madre su una guancia. “Non immagineresti mai quanto”, pensò.

A proposito di euforia e trepidazione, quella mattina le ricordava il suo primo giorno di scuola. “Non m’interessa se tutti gli altri in questa scuola 77

mi odiano”, pensò Cassie. “Ci sarà Diana al mio fianco”. Quel semplice pensiero faceva passare tutto il resto in secondo piano.

Quel giorno Diana sembrava particolarmente bella: indossava una giacca di pelle verde scamosciata con nastrini di seta blu e un paio di pantaloni sbiaditi, quasi bianchi. Al collo portava una collana con una pietra color latte dai riflessi bianchi e blu. Cassie era orgogliosa di entrare a scuola con lei.

Nei corridoi si accorse di qualcosa di strano. Era difficile fare più di tre passi senza che qualcuno le fermasse.

«Oh, ciao, Diana! Hai un minuto?». «Diana! Sono così felice di vederti…». «Diana, mi stai facendo impazzire. Vuoi almeno pensarci, per quanto riguarda questo fine settimana?» (questo lo disse un ragazzo). Tutti volevano parlare con Diana, e chi non aveva nulla da dirle si limitava ad ascoltare.

Diana, osservò Cassie, non ignorava nessuno. Gli unici che allontanava, ma sempre con un sorriso, erano i ragazzi che le chiedevano di uscire.

Qualcuno lanciava occhiate nervose a Cassie, ma nessuno si scansò o pronunciò qualche cattiveria. A quanto pareva, Diana aveva il potere di neutralizzare persino Faye.

Qualche minuto prima che suonasse la campanella, Diana si allontanò dalla ressa e accompagnò Cassie alla lezione di inglese. Non solo entrò con lei, ma si sedette nel posto accanto a quello di Cassie e chiacchierò affabilmente con lei, ignorando tutti quelli che la guardavano.

«Dovremmo organizzare un’altra pizza, questa settimana», disse con voce chiara e vivace. «E ho già parlato con Laurel di come potremmo ridecorare la tua camera, sempre che a te vada. Laurel ha un certo gusto artistico. E poi penso che dovresti passare al mio corso di storia. È

all’ultima ora, e l’insegnante, la professoressa Lanning, è davvero grande…».

Diana continuò a parlare, apparentemente incurante del resto della classe. Ma Cassie riusciva a sentire qualcosa che le ribolliva dentro come il bicarbonato sul fondo di una bottiglia di acqua gassata. Quelle stesse ragazze che la scorsa settimana l’avevano evitata ed erano scappate al suo passaggio, adesso stavano ascoltando avidamente il monologo di Diana, annuendo come se anche loro stessero prendendo parte alla conversazione.

«Be’, è meglio che adesso vada. Ci vediamo alle undici e un quarto per il pranzo», disse Diana.

«Dove?», chiese Cassie andando quasi nel panico. Non aveva mai visto 78

Diana – o Laurel, o Melanie – durante l’intervallo.

«Oh, in mensa… sul retro. Dietro la porta a vetri. Lo chiamiamo “il salottino”. Vedrai», disse Diana. Le ragazze che circondavano il suo banco si stavano scambiando occhiate piene di meraviglia. Dopo che Diana fu uscita dall’aula, qualcuno le chiese con invidia: «Mangerai nel salottino?»

«Immagino di sì», rispose Cassie con aria assente, gli occhi incollati su Diana.



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